Ciao papà

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Quando ho pensato a questa sezione del blog intitolata “Art of living” ovvero “Arte di vivere” avevo immaginato a una sorta di diario dove condividere i pensieri e le opinioni personali sui fatti di cronaca o semplici esperienze personali.

Poi questa sezione è rimasta pressochè una pagina bianca, perché raccontarsi nel proprio personale alla fine non è semplice..

Condivido già tanto dei luoghi che frequento, lascio trasparire i miei gusti personali e tanto mi sembra già sufficiente.

Per questo motivo, “inaugurare” questa sezione con un racconto personale e doloroso sicuramente mi costa ma sento anche il bisogno di fermare i miei pensieri.

Questi ultimi giorni del 2022 hanno visto l’ improvvisa dipartita di mio padre, avvenuta la mattina della Vigilia di Natale.

Mio padre si è sentito male mentre era alla guida della sua auto e, temendo di perderne il controllo e causare incidenti a sé stesso e agli altri, è uscito dall’ autostrada e ha imboccato una strada statale, dove purtroppo il malore non gli ha lasciato scampo.

Indossava la divisa della Croce Rossa Italiana per cui prestava servizio come medico rianimatore.

Quella divisa indossata con onore e il suo altissimo senso di responsabilità nel cercare di non nuocere ad altri oggi rappresentano per me il messaggio d’ amore più bello, per quanto bagnato dalle lacrime.

Mi scorre la vita davanti come un vecchio film: ripenso alla bambina che correva fuori da scuola dove c’era il papà ad aspettarla e lei sperava che le avesse comprato il Corriere dei Piccoli; penso alla bambina che guardava il papà che faceva lavori in giardino e sollevava pietre così grandi che le sembrava l’uomo più forte del mondo; penso alla bambina orgogliosa per il lavoro che faceva il papà come medico… e poi penso all’ adolescente che entrò in conflitto proprio con quel modello di vita “perfetta” perché sentiva dentro di sé i primi calci di quella ribellione che l’ avrebbe portata a cercare da sola la propria via a costo di errori e tentativi.

Penso ai contrasti, alle parole ad alta voce, agli sguardi diffidenti e poi ai silenzi che hanno caratterizzato tanti anni del nostro rapporto padre-figlia.

Noi spesso eravamo in silenzio anche quando stavamo parlando, come se fossimo due sconosciuti in una sala d’ attesa che si intrattenevano forzatamente e quasi per educazione per non ignorarsi completamente, in attesa di altro.

Da quella situazione è nata la mia decisione di “amputare” parte del mio cognome e diventare semplicemente Manuela Di, come un individuo che rivendica la capacità di ripartorirsi da sola, senza bisogno di genitori.

E quella mia rinascita ha segnato anche l’ inizio di un nuovo rapporto fra noi, che sicuramente non ci ha fatto recuperare il tempo perduto ma ci ha aiutato a conoscerci da adulti e spero che lui,  da grande umanista quale era, abbia compreso le mie motivazioni e abbia apprezzato i miei sforzi per trovare me stessa e la mia strada.

Un cammino che proseguo senza la tua presenza fisica papà, tu inizia il tuo meraviglioso viaggio e un giorno avremo un’ altra opportunità.

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