Il Salento da alcuni anni è una delle mete estive più gettonate, ma è anche un territorio che si offre al turismo lento, prediligendo le esperienze umane e soggiornando in strutture ecosostenibili: abbiamo selezionato per voi le migliori attività da fare fra esperienze, luoghi e gastronomia.
E’ un Salento inedito quello che ho visitato in un tiepido week end di ottobre: il clima invitava a stare all’aria aperta all’ insegna del turismo lento, scoprendo luoghi diversi dalle rotte turistiche tradizionali, valorizzando esperienze conviviali e facendo molte attività all’ aria aperta.
Ho soggiornato a Salve (Le), un paesino a 4 km dal mare che gode di circa 12 km di costa e da qui è partito questo viaggio che mi ha regalato un’ esperienza autentica, immersa nelle abitudini semplici ed essenziali della vita contadina che di questi tempi ci ricordano che si può star bene ed essere felici con poco, così come insegna il turismo lento. Il nome stesso di questo Comune pare un invito a rimanere, a prendersi il tempo per scoprire quante cose belle e diverse tra loro si possono vivere anche in pochi giorni.
La tradizione di Salve è legata soprattutto all’agricoltura: questo territorio, infatti, per secoli è stato legato alla produzione dell’ olio, prima che la xilella torturasse migliaia di ulivi, incidendo negativamente anche sull’ economia locale. A testimonanza di questa tradizione millenaria, nel comune sono stati rinvenuti circa 30 frantoi apogei, ovvero sotterranei, uno dei quali è proprio nel centro storico del paese e visitabile. La foggia dei contadini si vede proprio in queste circostanze e così tantissimi di loro hanno scelto di reimpiantare gli uliveti ma visto che ci vogliono almeno 20 anni prima che un ulivo si irrobustisca e sia produttivo, il paese ha visto la sua rinascita attraverso il turismo.
Salve, pur essendo un paese di piccole dimensioni, ha una storia importante che affonda le radici fin dall’ età del bronzo, le cui testimonianze sono giunte fino a noi grazie agli innumerevoli reperti scovati nei vari siti archeologici che caratterizzano questo territorio. Anche l’ arte, soprattutto quella religiosa, trova qui una delle sue culle: nel centro del paese, infatti, vi è la Chiesa cinquecentesca di San Nicola Magno, venerato in tutta la Puglia, dove sono conservate tele del 1600, pregevoli altari barocchi in pietra leccese e uno dei monumenti più importanti della Puglia, l’Organo a canne del 1628, che è l’ organo più antico della Puglia.
Ma la scoperta del territorio salvese è solo all’ inizio: c’
è il turismo naturalistico e quello balneare, oltre alla possibilità di godere
di una gastronomia genuina, legata a tradizioni lontane e prodotti locali. Per
tutti questi motivi, ho pensato di suggerirvi un po’ di attività da fare,
esattamente 12, suddivise in tre categorie:
esperienze da fare, cose da mangiare e luoghi da vedere.
Esperienze da fare
Per cominciare vi parlo del luogo dove ho fatto base, che da solo meriterebbe un articolo. Ho dormito in una lìama. Le lìame, quasi delle “cugine” dei trulli, sono antichi pagliai, un esempio di architettura rurale pugliese, costruite in pietra a secco, caratterizzate dalle volte a botte realizzate con dei blocchi di pietra tufacea. Le lìame venivano utilizzate dai contadini anche per pernottare in campagna nei periodi in cui le attività richiedevano di rimanere sul posto (vendemmia, raccolta olive) ma oggi, grazie alla loro struttura solida, sono diventate vere e proprie abitazioni, sia per uno civile che per destinazione turistica.
Io ho scelto di pernottare proprio in queste costruzioni antichissime (anno 1000 a.C.) e l’ agriturismo “Ceddhe”, nelle campagne Salvesi, mi ha permesso proprio di vivere un’ esperienza autenticamente campestre perché la struttura dell’ agriturismo è fondata proprio sul contatto con la Natura. Ogni lìama è stata rivista all’ interno per offrire il comfort di una residenza contemporanea con cucina attrezzata, bagno tv; l’ esterno, invece, è stato adornato con un delizioso pergolato di vite ma il contesto rimane molto essenziale e una sera, mentre sorseggiavo una bevanda sotto il pergolato, fra le ombre della sera mi si è avvicinata una volpe. Non l’ ho fotografata per non spaventarla ma posso giurarvi che aveva degli occhi dolcissimi e mostrava confidenza verso l’ uomo: ecco, momenti come questo ti tolgono il respiro e solo il turismo lento te li può regalare!
Proprio le campagne sono state il luogo che mi è rimasto dentro, con i suoi paesaggi suggestivi ma anche per le attività che si possono fare, in linea con quello che suggerisce il turismo lento. Innanzitutto le passeggiate attraversando le morbide collinette, mirando i muretti a secco che caratterizzani il paesaggio e facendo foraging perché il territorio è pieno di erbe spontanee e profumate: santoreggia, lentisco, rucola selvatica, cicoriella, lampascioni, tarassaco, portulaca, e soprattutto i “marasciuoli” che con i loro fiori bianchi colorano i prati, per finire con la salicornia nelle zone prettamente costiere.
La passeggiata nelle campagne offre soprattutto la possibilità di visitare i tanti siti archeologici caratterizzati dai Dolmen, antichissimi monumenti megalitici, cioè in pietra, che risalgono all’ età preistorica e che erano utilizzati come ossari; sul territorio salvese sono stati censiti circa 100 tumuli, di cui 11 sono stati esplorati e hanno restituito cimeli che aiutano a ricostruire le abitudini di quelle popolazioni. La tutela dei dolmen è affidata all’ Associazione Archès che si occupa di valorizzare il patrimonio attraverso l’ attività di Marco Cavalera, archeologo e fondatore dell’ associazione che è anche un’ ottima guida turistica, per cui segnate questo dritta e il Salento per voi non avrà più segreti!
La linearità del territorio salentino, che è una grande
pianura intervallata da lievi ondulamenti, è anche ideale per fare lunghi giri
in bicicletta e, a proposito di questo, il mio invito alle amministrazioni
locali è proprio quello di progettare una lunga pista ciclabile che costeggi il
litorale: sarebbe davvero la svolta per promuovere il turismo lento e green.
Cosa mangiare
Il Salento è conosciuto per essere territorio del buon cibo, ma non tutti i piatti tradizionali sono emersi sul panorama nazionale e questa terra è stata entusiasmante da scoprire anche sul fronte squisitamente mangereccio, proprio come vuole il turismo lento. Prima di continuare a leggere, procuratevi un tovagliolo, perché vi avverto che vi salirà la bava alla bocca. Fatto? Ok, partiamo dalla pasta fresca. Tutti conoscono le tradizionali orecchiette pugliesi, ma molti meno hanno assaggiato le “Sagne ‘ncannulate” una pasta fresca di grano duro dalla forma lunga e arrotolata -da qui il termine ‘ncannulata- che ho mangiato all’ agriturismo “Sante le Muse”, nelle campagne salvesi, un luogo davvero favolesco. Le sagne sono generalmente condite con un sugo di pomodoro fresco, basilico e una generosa spolverata di ricotta marzotica che conferisce una bella sapidità per cui questo primo sa di buono, di genuino, di semplice e fatto in casa.
Un’altra tipicità salentina da conoscere sono i “Turcinieddhri”, detti anche “gnommarieddrhi” e sono degli involtini di interiora (fegato, polmone, cuore e milza) arrotolati in un budello naturale e poi cotti alla brace. Saporitissimi, sono un’ altra testimonianza dell’ identità salentina, strettamente legata alla vita di campagna, in cui i tagli meno pregiati –cosiddetto quinto quarto- venivano utilizzati nelle famiglie contadine che non sprecavano cibo ma ottimizzavano ogni risorsa.
Avete già il languorino in bocca? Ma le bontà non sono
finite qui!
Forse avete sentito parlare del rusticosalentino, lo streetfood locale per eccellenza: un disco di pasta sfoglia che racchiude un cuore morbido di besciamella, pomodoro e mozzarella. Questa specialità è stata scelta da una realtà locale, la Masseria Ficazzana, per essere rivisitata in chiave contemporanea: l’ idea è di Susanna Pepe, titolare di questa bella Masseria con camere e ristorante, che ha deciso di attualizzare questo prodotto scegliendo farciture nuove che sapessero trasmettere la doppia natura del Salento, di terra e di mare.
Ma la vera novità è il rustico dolce, che si differenzia dal pasticciotto per l’uso della pasta sfoglia invece della frolla e per le farciture, che ad una base di crema pasticciera variano per uso di mele, cioccolata o composte di frutta fatte nel laboratorio dell’ agriturismo.
E dopo il dolce? Il caffè, of course. Ma un caffè leccese, con il latte di mandorla e il ghiaccio.
Dite che vi siete appesantiti con questo lauto pranzo? Ci vuole una bella passeggiata alla ricerca di luoghi unici che sicuramente vi porterete nel cuore come è successo a me.
Dove andare/cosa vedere
Vi ho detto che il Salento è il luogo ideale per il turismo
lento, quello a contatto con la Natura e con tradizioni secolari, quindi voglio
indicarvi anche alcuni luoghi o attività che dovete conoscere.
Non tutti sanno che il Salento vanta una lunga tradizione legata al mondo tessile, che negli anni ha trovato sbocco nell’ industria legata ai filati e alle calze ma che trae origini dagli antichi telai che l’ Associazione Archès ha riportato in attività, recuperando circa 30 telai a mano e rimettendoli in produzione.
Melissa Calò è l’ anima di questo laboratorio, nel centro storico di Salve, all’interno di Palazzo Carida Ramirez, dove 30 telai giunti da varie parti del Salento sono tornati a produrre pezzi unici e pregiati, rigorosamente artigianali che hanno conquistato anche le case di moda più importanti, tra cui quella di Dior, che negli ultimi anni ha mostrato grande attenzione per il Salento, tanto da organizzare una delle ultime sfilate proprio con la scenografia del Duomo di Lecce e che ha scelto proprio i telai di Melissa per realizzare un ordine di tessuti artigianali.
Ma c’ è un luogo davvero magico, di cui voglio parlarvi, e che dovete assolutamente conoscere se sceglierete una vacanza con la filosofia del turismo lento nel Salento: la Masseria Spigolizzi. Non è una masseria tradizionale ma un atelier artistico a cui hanno dato vita a partire dagli anni 70 la scrittrice inglese Patience Gray e il suo compagno Norman Mommens, artista e scultore fiammingo. La coppia scelse questa masseria per condurre una vita semplice e col tempo la trasformarono in un laboratorio artistico in cui Patience scrisse “Honey from a Weed” una raccolta di ricette italiane, diventando di fatto l’ antesignana delle foodbloggers; Normann invece continuò la sua attività di scultore trasformando questo angolo di Salento in una sorta di Isola di Pasqua italiana. Dopo la scomparsa dei due artisti, la loro attività oggi è portata avanti da Nicholas Gray, figlio di Patience, che insieme alla moglie Megghy ha deciso di lasciare aperte le porte di questo luogo che fra sculture e dipinti alle pareti è un vero museo contemporaneo.
E il mare? Vi ho detto che il Comune di Salve ha 12km di costa e scoprire che qui vi sono alcune delle spiaggie più belle del Salento è stata davvero una bella sorpresa. Potrete fare un breve viaggio verso la punta estrema dell’ Italia partendo dalla frazione di Torre Pali, un antico borgo di pescatori che prende il nome dall’omonima torre di avvistamento cinquecentesca, che col tempo si è sviluppato diventando un’importante località turistica.
Poco più avanti, virando verso Sud, troviamo la spiaggia “Maldive del Salento”, caratterizzata dalla presenza di dune retrostanti ricoperte da macchia mediterranea, che negli ultimi anni è diventata una meta ambita soprattutto per la presenza della bandiera Blu; qui potrete fare una foto ricordo vicino la sedia sdraio gigantesca, posta all’ ingresso della spiaggia.
Procedendo ancora oltre, trovate Torre Vado, un’ altra delle tante torri di avvistamento –erano circa 300- e ancora la spiaggia di Pescoluse, un’ altra regina delle mete turistiche, caratterizzata dalla sabbia dorata e finissima. Infine, non potete non raggiungere il promontorio di Santa Maria di Leuca, estremo Capo a Sud della Puglia e dell’ Italia Orientale: questa località, famosa per il suo faro che guarda dritto verso la Grecia, è un luogo magico perché è l’ unico da dove il sole sorge e tramonta nel mare, offrendo momenti di romanticismo dall’ alto del belvedere dove, oltre al faro, c’ è anche il Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae (della fine della Terra) dove si narra che San Pietro approdò e da dove iniziò la conversione al cattolicesimo del popolo italico.
E da questa punta estrema dell’ Italia termina anche il nostro viaggio nel Salento sulle orme di un turismo lento, sostenibile in totale comunione con il territorio e che, soprattutto, mi ha aiutata a rilassarmi e ritrovare linfa vitale dopo i mesi difficili vissuti nel 2020. Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità e che prenderete spunto da queste idee per organizzare un viaggio ispirato al turismo lento a Salve, per questo vi lascio un po’ di riferimenti utili nei link.
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