Metti una sera a cena in una di quelle rigide serate di gennaio in cui vorresti solo qualcosa di corroborante e un ambiente accogliente a fare da cornice. Ecco, se in una serata così sei a Torino, allora le temperature basse sono quasi una fortuna perché permettono di assaporare al meglio la tradizione culinaria piemontese, che sembra fatta proprio per accompagnare la stagione fredda: paste ripiene, brasati succulenti, dolci cremosi e poi il vino, anzi “i vini”, quei piemontesi strutturati che rianimerebbero un soldato al fronte.
Dove ho trovato tutto ciò? Beh, Torino è piena di insegne da consigliare ma Scannabue è l’indirizzo giusto che si è ricavato un’ottima fama fra i gourmande on the road sempre a caccia del posticino giusto.
Siamo a San Salvario, quartiere a pochi metri dalla stazione di Porta Nuova che sta vivendo un bel rilancio dopo qualche anno turbolento: qui, nel 2008, Gigi Desana e Paolo Fantini hanno iniziato la loro avventura nella ristorazione senza esperienza ma con una grande passione per cibo, vini e ospitalità. Il nome è un omaggio a Scannabue, al secolo Giuseppe Marco Antonio Baretti, intellettuale irriverente della Torino di metà ‘700 e tutto il locale omaggia i circoli letterari dei primi anni del secolo scorso con atmosfera da bistrot che scalda subito il cuore.
In carta si ritrovano i grandi classici piemontesi con qualche divagazione a tema marino grazie anche al tocco creativo di Roberto Solina, executive chef.
A pranzo ho trovato una delle formule easy lunch più belle con nove proposte, tra cui: Club Sandwich + calice di vino o dolce (15€); battuta di coltello+ tajarin al ragù +calice di vino o dolce (18); o ancora Alici del Cantabrico in bagnetto verde + zuppa di ceci e seppie + un calice di vino o un dolce (20). Per chi come me è spesso alla ricerca dei piatti tipici c’è anche un menù dedicato, per un minimo 2 persone, disponibile a 37.50€ a persona. Il benvenuto sono dei vol-au-vent con la fonduta che invitano subito a immergersi in una cucina sontuosa, come gli Agnolotti del Plin ai tre arrosti dall’evidente taglio manuale.
Si prosegue con la guancia brasata al Barbera su purea di patate di incantevole morbidezza e poi la terza portata che, a seconda del periodo, potrebbe variare fra un cappuccino di baccalà o un vitel tonnè, altro grande classico piemontese. Una cena piemontese non può che chiudersi con un Bonet con la sua inconfondibile nota all’amaretto.
Una appagante cena tradizionale dunque, come desideravo, ma in carta ho trovato anche altre proposte stuzzicanti come lo Spaghetto Verrigni, burro, acciughe e gremolada; Zingara di Fassona, foie d’anatra, pan Brioche e purè di mele oppure piatti vegetariani/vegani come il Cavolfiore piastrato, crema di cavolfiore e tartufo nero.
Dal 2020 Scannabue è anche una gastronomia con proposte di pasta fresca (fatta realmente in maniera artigianale, per cui è meglio prenotarla in anticipo), vitello tonnato, capunet, una selezione di prodotti in vetro scelti fra i migliori produttori italiani, cereali, farine e naturalmente “bottiglie” interessanti.
Che aggiungere? Passate da Torino? Tenete a portata di mano questo nome, che sicuramente non farete fatica a ricordare.
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