Davide Fiorentini è uno degli imprenditori che negli ultimi anni ha creato uno dei progetti più belli legati alla pizza: O Fiore Mio Hub a Faenza era un bellissimo centro di studio e ricerca sull’ arte della lievitazione, dal pane alla pizza passando per la croissanterie e grandi lievitati.
Non solo, oltre allo studio sulla panificazione Davide e soci hanno sempre valorizzato il territorio andando a cercare le eccellenze locali e i piccoli produttori, dall’ eccezionale olio di Brisighella ai “frutti dimenticati” di Domenico Ghetti.
Purtroppo oggi si parla di O Fiore Mio Hub al passato perché in questi giorni tragici per L’ Emilia Romagna, in cui le piogge copiose hanno dato forza ai fiumi che hanno inondato centinaia di km di città e campagne, purtroppo anche l’ Hub di Faenza è stato inondato e reso completamente inagibile, togliendogli ogni possibilità di futuro.
Ho chiesto a Davide Fiorentini di raccontarmi queste ore e senza giri di parole riporto integralmente la nostra telefonata.
Davide, come stai?
“Manuela, cantiamo “Romagna Mia” per darci forza”.
Ho visto che durante i primi giorni di pioggia circolavano parole di speranza ma poi la situazione è andata fuori controllo. Ci racconti quelle ore?
“La prima ondata di pioggia del 2 maggio con conseguente inondazione era stata gestibile, ma le piogge dei giorni successivi hanno letteralmente spaccato Faenza in due: una parte di città fortunatamente non è stata toccata dall’ evento, ma l’altra metà è sommersa dal fango.
Per precauzione ci hanno evacuato alle 2 del pomeriggio perchè si sapeva già che dopo la pioggia del 2 maggio gli argini del Lamone erano fortemente indeboliti. Con le piogge successive il fiume ha spaccato gli argini già a 500 metri dal nostro Hub e un intero quartiere è finito sott’acqua. Pensa che in certe zone l’acqua è arrivata al terzo piano, per cui era alta 8/9 metri; le strade praticamente sono diventate il letto del fiume quindi la gente ha perso tutto. La speranza è di non trovare altri morti nel fango”.
Tu come hai vissuto quelle ore?
“Io sono rimasto fino a mezzanotte a guardare da lontano come andavano le cose e ho visto in diretta l’ acqua avanzare. Alle 2 di notte c’ è stato il momento peggiore: nell’ Hub l’ acqua è arrivata a 4 metri e ha ricoperto tutto. Noi avevamo messo in protezione la struttura ma con 5 metri d’ acqua ovviamente sono andate distrutte tutte le attrezzature; si sono salvati i tavoli da lavoro che sono in acciaio ma per le macchine non c’ è speranza: stiamo provando a lavarle con l’idropulitrice ma sono piene di fango e terra che continuano a venire fuori. Con un gruppo di 30 volontari siamo entrati ma non c’ è stato neanche bisogno di aprire la porta perché l’ acqua aveva divelto anche quella”.
La situazione delle abitazioni com’è?
“Le case sono rimaste in piedi ma si parla già di 300 case inagibili, per cui ci sono centinaia di persone per strada che al momento sono ospitate da parenti oppure nei palazzetti dello sport. Il punto è che gli argini ormai sono compromessi e l’evento potrebbe ripresentarsi anche fra qualche settimana o mesi per cui c’ è molta paura di tornare alle proprie case. In altre zone fuori città l’ acqua è arrivata al primo piano e ha comunque preso tutto: cantine, negozi, depositi e auto.
Il problema è che questo fango e la terra si essiccheranno e sarà ancora più difficile: c’ è un ristorante a Faenza che non riescono ad aprire perché è murato di fango. Faenza sembra un paese in guerra”.
Qual’ è il pensiero comune? Questo disastro è da attribuire alla Natura impazzita o c’ è anche la corresponsabilità umana?
“La corresponsabilità umana sta nel fatto di non aver fatto manutenzione da 20 anni a questa pare, di non aver investito sul territorio e sulle bonifiche. E’ vero che un fatto del genere non era mai successo ma è vero anche che se i Romani avevano fatto delle mura così alte per circondare Faenza evidentemente vedevano già un pericolo nel fiume che ci passava accanto. Poi c’ è anche da considerare la vastità dell’ area che non riguarda solo Faenza: sono stati inondati tanti km di territorio che forse neanche il terremoto di Amatrice ha fatto così tanti danni. Ci sono piantagioni e colture che forse ci vorranno 3-4 anni per farle rinascere. Poi c’ è il problema delle comunicazioni in Appennino perché con le frane ci sono ancora paesi isolati: penso a tutti i produttori di vino dell’Appennino, di Modigliana, e ai danni che hanno subito”.
I tuoi dipendenti come stanno?
“All’ Hub lavorano 12 persone: alcuni di loro hanno avuto grossi problemi nelle case e se perdono anche il lavoro sono a zero. Io ho una dipendente che vive a 10 km da Faenza che con l’inondazione ha perso entrambe le auto, di cui una appena comprata, e ora non può neanche spostarsi con i 3 figli. C’ è questo malumore che inevitabilmente affligge un po’ tutti”.
L’Hub di Fiore Mio produceva anche per i punti vendita di Milano e Bologna: come farete?
“Sì, i punti vendita hanno scorte per andare avanti un’altra settimana. Io sto cercando velocemente di trovare un nuovo laboratorio anche momentaneo per continuare l’attività. La situazione è grave, parliamo di un investimento di centinaia e centinaia di migliaia di euro buttati via e in aggiunta un blocco degli incassi. Speriamo di riuscire ad arginare i danni anche con la comprensione dei fornitori. Per fortuna ho trovato la disponibilità di un collega di Forlì che probabilmente potrà ospitarmi o fittarmi un laboratorio per qualche tempo, almeno per tamponare e rifornire Bologna e Milano.
Hai anche aperto un Crowdfundig…
“Il Crowdfundig è un’opzione per guardare al futuro nonostante tutto, per cercare di ripartire, per ricomprare le attrezzature. La priorità è trovare un posto per ripartire subito con la produzione altrimenti saremmo costretti a chiudere anche i punti vendita di Bologna e Milano ma credo che ce la faremo. Appena sarà possibile, però, dovremo trovare un nuovo posto dove far sorgere il nuovo Fiore Mio Hub perché dov’ era è impossibile tornare: anche volendo, si farebbero degli investimenti con la paura che fra sei mesi una nuova alluvione con esondazione rovini di nuovo tutto”.
Nonostante tutto bisogna guardare avanti…
“Sì e speriamo che questa storia fra 10 giorni non sarà dimenticata dai mass-media. Si parla di una ricostruzione che durerà anni. Occorrerà tanta sensibilità e tanto aiuto, si tratta di ridare una casa e una dignità alle persone che hanno perso i sacrifici di una vita, soprattutto gli anziani che non hanno risorse”.
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[…] il racconto dell’inondazione di Fiorentini, panificatore e pasticciere di talento nonché simbolo della comunità del cibo […]